I bambini piccoli, si sa, amano i giochi colorati, divertenti, movimentati e rumorosi. Resta un mistero, quindi, la loro passione per la tombola natalizia.
Ciò che sono arrivato a detestare di più nel rituale delle micidiali serate natalizie dedicate alla tombola sono le battute obbligatorie che si sono stratificate nel corso degli anni. Sono nate probabilmente per contrastare il tedio del gioco, ma, come spesso accade, il gioco stesso se ne è impadronito e le ha trasformate in letali armi da sbadiglio.
Immancabile, ad esempio, all’uscita del primo numero è la battuta di quello che esclama: “Ambo!”
Al giro successivo uno dei bambini presenti (quasi sempre il figlio di quello di cui sopra) in analoga situazione esagererà con un: “Tombola!”.
Anche il proprietario del cartellone principale (quando non è un infante di 9 mesi che ha ottenuto il privilegio minacciando di dar fuoco alla Honda 250 che ha appena ricevuto da Babbo Natale) non farà mancare la sua battuta annunciando immancabilmente il 66 con uno squillante: “Novantanove!”
C’è poi quello che immediatamente dopo l’uscita di un numero (per esempio il 24) zittisce tutta la tavolata e domanda: “Scusate, sapete se per caso è già uscito il 24?”.
Anche il sorteggio di un numero non gradito è spesso accolto da una battuta: “No, quello non mi serve, rimettilo dentro”
Quando poi qualcuno realizza la tombola, la procedura di controllo prevede che giunti all’ultimo numero il controllante prenda dal tabellone la tessera corrispondente e nascondendola in mano dica: “Eh no, questo non è uscito!”
Una volta il nostro amico Fabio, catalizzatore di sfortune proverbiali, si era inventato un premio di consolazione inferiore all’ambo, da attribuire a chi aveva messo un solo numero, mentre già gli altri si contendevano la tombola (a me e Laura capita spesso perché il gioco si accorge degli annoiati e li punisce). Lo aveva ribattezzato “ano” per assonanza con l’ambo, con l’uno e con l’anatomia che si associa alla fortuna. La proposta è stata accolta come una bestemmia in chiesa. E così nelle serate natalizie io e mia moglie ogni tanto ci sussurriamo: “Coraggio amore ho fatto ano” sperando che finisca tutto presto e promettendo solennemente che… il Natale prossimo settimana bianca!
Immancabile, ad esempio, all’uscita del primo numero è la battuta di quello che esclama: “Ambo!”
Al giro successivo uno dei bambini presenti (quasi sempre il figlio di quello di cui sopra) in analoga situazione esagererà con un: “Tombola!”.
Anche il proprietario del cartellone principale (quando non è un infante di 9 mesi che ha ottenuto il privilegio minacciando di dar fuoco alla Honda 250 che ha appena ricevuto da Babbo Natale) non farà mancare la sua battuta annunciando immancabilmente il 66 con uno squillante: “Novantanove!”
C’è poi quello che immediatamente dopo l’uscita di un numero (per esempio il 24) zittisce tutta la tavolata e domanda: “Scusate, sapete se per caso è già uscito il 24?”.
Anche il sorteggio di un numero non gradito è spesso accolto da una battuta: “No, quello non mi serve, rimettilo dentro”
Quando poi qualcuno realizza la tombola, la procedura di controllo prevede che giunti all’ultimo numero il controllante prenda dal tabellone la tessera corrispondente e nascondendola in mano dica: “Eh no, questo non è uscito!”
Una volta il nostro amico Fabio, catalizzatore di sfortune proverbiali, si era inventato un premio di consolazione inferiore all’ambo, da attribuire a chi aveva messo un solo numero, mentre già gli altri si contendevano la tombola (a me e Laura capita spesso perché il gioco si accorge degli annoiati e li punisce). Lo aveva ribattezzato “ano” per assonanza con l’ambo, con l’uno e con l’anatomia che si associa alla fortuna. La proposta è stata accolta come una bestemmia in chiesa. E così nelle serate natalizie io e mia moglie ogni tanto ci sussurriamo: “Coraggio amore ho fatto ano” sperando che finisca tutto presto e promettendo solennemente che… il Natale prossimo settimana bianca!
Non l'abbiamo mai fatto e con un brivido penso alle festività dei prossimi anni, quando Puntointerrogativo mi vedrà spossato e vorrà giocare a cavalluccio, agli indiani, alla giostra e a nascondino, per poi arrivare alla serata di Natale quando invocherà il cartellone coi 90 numeri. Perché i bambini piccoli, si sa, amano i giochi che non amano i papà.
3 commenti:
Se vuoi ti presto un ottimo tombolaro capace di trasformare la noiosissima tombola in una sorta di guerra di tutti contro tutti (questo Natale è pure volata una scarpa della mia dolce mammina addosso a lui). Il gioco è sempre quello ma diventa un'orgia anarchica moooooooolto più divertente (o molto più fastidiosa, dipende dai punti fi vista...). Fammi sapere, lui costa poco ma la trasferta fino a Ragusa non è troppo economica :-)
S.
C'è ancora il Capodanno e la Befana. Quasi quasi.... :-)
Ma in che consiste questa profanazione anarchica?
Diciamo che è un modo molto creativo di dare i numeri capace di creare sconcerto nei partecipanti (ai quali è richiesta grande attenzione) e che sempre crea una totale confusione al tavolo di gioco. Descriverla è difficile, provare bisogna.
Buon anno :-)
S.
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