Alla ventiquattresima settimana anche il sistema uditivo perde i punti interrogativi e si trova completamente formato. Il feto ascolta soprattutto il rumore del sangue che fluisce nella placenta. Dicono che assomigli alla risacca del mare ed è per questo che troviamo tanto rilassante ascoltare le onde che si affaticano contro le scogliere. Ci riportano alla tranquillità di un'esistenza amniotica.
Un altro suono costante nell'utero è il ritmo del cuore della mamma, ma il feto sarebbe anche in grado di ascoltare le voci e la musica che provengono dall'esterno. I libri e i siti internet, quindi, ci consigliano di parlare molto a Lorenzo e di fargli ascoltare musica.
Già, ma quale? Il nostro testo di riferimento cita degli studi della Boston University secondo cui gli autori che il bambino preferisce sono Mozart e Vivaldi sopra tutti. Seguono Chopin, Bach, Dvorak e Schubert. Qualche concessione alla modernità per Enya.
Da evitare il rock, Brahms e Beethoven (forse per timore di qualche effetto Arancia Meccanica, ma dimenticando l'adorabile Schroeder dei Peanuts).
Tutta la mia stima per la città in cui si forgiarono i destini dell’america indipendente e campioni come Larry Bird e Robert Parish che contesero negli anni ’80 i più bei titoli NBA ai Los Angeles Lakers, ma nutro qualche perplessità sugli studi.
Ci deve essere, infatti, un pentagramma che si curva da qualche parte e, correndo a precipizio, porta dalla sonata k331 e dalle toccate e fughe prenatali, alle tagliatelle di Nonna Pina e ai Caffè della Peppina della prima infanzia. Per poi inabissarsi ancora fino ad arrivare giù giù a Britney Spears e ai Tokio Hotel che leniscono malamente i brufoli dell’adolescenza. Qualcuno della Boston University ci starà studiando veramente su questa degradazione d'ascolto. Hanno parecchi fondi pubblici sulla East Coast.
Ci deve essere, infatti, un pentagramma che si curva da qualche parte e, correndo a precipizio, porta dalla sonata k331 e dalle toccate e fughe prenatali, alle tagliatelle di Nonna Pina e ai Caffè della Peppina della prima infanzia. Per poi inabissarsi ancora fino ad arrivare giù giù a Britney Spears e ai Tokio Hotel che leniscono malamente i brufoli dell’adolescenza. Qualcuno della Boston University ci starà studiando veramente su questa degradazione d'ascolto. Hanno parecchi fondi pubblici sulla East Coast.
Nel frattempo io e Laura ascoltiamo quello che abbiamo sempre ascoltato e che Euterpe ce la mandi buona.
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