Nel febbraio del 1987 io, mio fratello Antonio e il nostro amico Fabio abbiamo la precoce rivelazione che la vita è fondamentalmente ingiusta. Al Festival di Sanremo di quell’anno, infatti, il nostro beniamino Toto Cutugno è battuto dal trio formato da Morandi, Ruggeri e Tozzi che ci parvero dei super raccomandati da Pippo Baudo.
Di lì a pochi mesi il testosterone, tracimando, avrebbe invaso la nostra infanzia e dato una decisa virata ai gusti musicali portandoci su mondi lontanissimi, accendendo luci a San Siro, sparando con Piero un colpo dietro all’altro e cogliendo le prime mele. E i miei genitori, che in quanto ad arditezze non erano andati più in là di Celentano, ci guardavano cantare di gesuiti euclidei e pulci d'acqua. Quel febbraio lì, però, volevamo vincesse Cutugno e Cutugno cantava una zuccherosissima “Figli”.
Da allora ho incontrato tanti brani dedicati alla paternità, con i cantautori particolarmente propensi a dedicarsi alla tematica. Fatti salvi Battiato, De André e De Gregori che non mi pare abbiano preso in considerazione l’argomento, i versi più raccapriccianti sul tema sono ancora una volta di Cutugno. Li fa cantare ad un Adriano Celentano melanconico nel constatare che sulla gambe della figlia “le calze a rete han preso già il posto dei calzettoni”.
Che intanto il tempo se ne andava, se ne accorse pure Guccini, ma con tutt’altra pasta poetica e con un’attenzione anatomica leggermente più ardita.
Da allora ho incontrato tanti brani dedicati alla paternità, con i cantautori particolarmente propensi a dedicarsi alla tematica. Fatti salvi Battiato, De André e De Gregori che non mi pare abbiano preso in considerazione l’argomento, i versi più raccapriccianti sul tema sono ancora una volta di Cutugno. Li fa cantare ad un Adriano Celentano melanconico nel constatare che sulla gambe della figlia “le calze a rete han preso già il posto dei calzettoni”.
Che intanto il tempo se ne andava, se ne accorse pure Guccini, ma con tutt’altra pasta poetica e con un’attenzione anatomica leggermente più ardita.
Mi riferisco a “Culodritto”, una poesia con un incipit memorabile e un equilibrio sentimentale dosatissimo tra affetto, augurio e malinconia. Peccato che questa prova sia stata offuscata in anni più recenti dalla cupa tristezza di “E un giorno”. Avere figlie femmine, d’altronde, non deve essere semplice.
Anche Vecchioni ha affidato ad una canzone, "Figlia", il suo augurio ribelle per la figlia Francesca. Canzone bellissima a cui ha fatto seguito una imbarazzante “Piccolo pisello” composta in onore del figlio agli inizi degli anni ’90.
Figli maschi e canzoni oneste, cioè sulle loro corde, anche per Baglioni ("Avrai") e Jovanotti ("Per te"), che però non hanno mai avuto troppa presa su di me.
Le mie preferite sul tema rimangono, quindi, “Futura” di Dalla e la misconosciuta “Canzone per Sarah” una ninna nanna dolcissima che Branduardi inserì per la propria figlia nel fortunato album “Alla fiera dell’est”. Non ne ho trovato un video, ma qui si possono leggere le parole. E intanto il tempo se ne va e abbiamo finito il sesto mese.Anche Vecchioni ha affidato ad una canzone, "Figlia", il suo augurio ribelle per la figlia Francesca. Canzone bellissima a cui ha fatto seguito una imbarazzante “Piccolo pisello” composta in onore del figlio agli inizi degli anni ’90.
Figli maschi e canzoni oneste, cioè sulle loro corde, anche per Baglioni ("Avrai") e Jovanotti ("Per te"), che però non hanno mai avuto troppa presa su di me.
N.B. Sarò a Pescara per lavoro durante tutta questa settimana. Lorenzo ha già dimostrato di potercela tranquillamente fare senza di me. Immagino che per voi valga lo stesso.
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