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sabato 31 ottobre 2009

L'esperienza



Oggi entriamo nella settimana numero 30. Da questo momento si alzano le probabilità di nascita e quelle di sopravvivenza per un feto nato prematuro. Se consultate libri, siti internet, conoscenti che ci sono già passati, sentirete ripetere come un mantra: "alla fine del settimo mese la borsa col corredino del neonato deve essere già pronta!"

Sarà per questo che al corso pre parto una futura mamma ha confessato con sincera contrizione di non avere ancora allestito un bel nulla. Le è venuta incontro l'ostetrica che ha fatto presente che in caso di parto prematuro i bambini finiscono in incubatrice, luogo dove è gradito un abbigliamento informale al massimo: in pratica ci si sta nudi.

Sollevati, continuiamo a mettere e togliere dal borsone body, calzette, ghette.
In fondo abbiamo tutto il tempo....

martedì 27 ottobre 2009

Effetti collaterali

Martedì della scorsa settimana Lorenzo ha trovato una comoda posizione fetale giusto sopra il nervo sciatico di Laura. In una casa a tre piani è come mandare in campo Vucinic per risolvere una partita della Roma. In queste sette giorni claudicanti Laura ha provato la tachipirina consigliata dall'esperienza, la ginnastica raccomandata dall'ostetrica, il riposo assoluto prescritto dalla ginecologa, la posizione della candela suggerita da internet e il cero a San Lorenzo imposto da mia madre. Oggi, con grande soddisfazione, abbiamo potuto constatare che Laura zoppica molto meglio.

sabato 24 ottobre 2009

Il cordone della Borsa

La terza lezione del corso preparto si è conclusa con un incontro col rappresentante di un'azienda per la conservazione delle cellule staminali del cordone ombelicale.

Una sorta di assicuratore con tanto di depliant ad hoc che ha innescato un meccanismo subdolo in molti dei partecipanti. La proposta è quella di affidare le staminali del cordone del neonato a questa azienda inglese per assicurare un futuro al bambino. Perché il destino non si sa mai cosa ci riserva, ma i genitori si sa perfettamente come sono. Basta poi lasciarsi sfuggire parole terribili come leucemia o Alzheimer per suscitare principi di sensi di colpa e preoccupazioni. Niente paura: si possono lenire entrambi versando circa 3.000 euro per tenere ben sotto lo zero un po' di cellule staminali. E' anche l'ultima moda dei genitori VIP.
Lo capite da soli, in una società di spaventati cronici si sta profilando un business da capogiro che taglierà fuori chi non può permetterselo e su cui si fionderanno i migliori squali della finanza.

Il problema, però, è che questo sistema entra in diretta concorrenza con le banche pubbliche del cordone ombelicale che raccolgono, sul principio dell'AVIS, il sangue del cordone ombelicale e lo classificano secondo i genotipi per metterlo gratuitamente a disposizione di chi ne ha bisogno.

Si scontrano, quindi, due culture: da una parte l'accaparramento e l'egoismo (che si giustifica solo in presenza di malattie ereditarie in famiglia) di chi tiene il suo tesoretto di staminali surgelato e molto probailmente inutilizzato per vent'anni. Dall'altra parte la concezione del dono per aiutare "qui ed ora" chi è ammalato, che finisce per soccombere per sottrazione di risorse accumulate in vista di eventualità statisticamente poco probabili.

Mi piacerebbe che la Chiesa, prima di continuare ad affilare le armi contro la scienza sul terreno minato della bioetica, si soffermasse con più attenzione su quello dell'etica (e dell'etica della solidarietà soprattutto) che rischia di abbandonare a testimonial VIP e ai cupi fantasmi della paura.

mercoledì 21 ottobre 2009

Corredino di Svevia

Ad un certo punto della gravidanza fa la sua comparsa un ormone misterioso, un corriere chimico ancora sconosciuto alla scienza ufficiale sulla cui esistenza, però, ogni papà può essere pronto a giurare. Qualcosa, infatti, mette inequivocabilmente in moto un meccanismo parossistico nelle appartenenti al sesso femminile della famiglia in attesa del primo figlio. Tutte si proiettano concentrate su un unico obiettivo: il corredino per il pupo.

In tempi passati la preparazione del corredino veniva affidato a donne smisuratamente vecchie dalle caratteristiche rigorosissime: erano tutte signorine, avevano studiato ricamo da severissime suore e abitavano in casupole che erano anche bottega artigianale, dove ti accoglievano al buio. Tanto per loro era lo stesso, in quanto pagavano il prezioso dono dell’abilità manuale a prezzo della cecità totale. Sacrificate al tombolo come le Vestali al tempio, i loro nomi, che le future nonne si passavano di generazione in generazione, venivano tramandati a fior di labbra, perché le altre mamme non lo sapessero.

Anche quando sono nato io è stato così. L’ho scoperto in questi giorni, perché allo scoccare del magico ormone, mia mamma ha riaperto una cassa che aveva tutta l'aria di essere stata trafugata dal corredo funerario di Costanza d’Aragona che si custodisce nella Cattedrale di Palermo. Conteneva, invece, il mio corredino ricamato a mano per cui la famiglia sta ancora pagando le rate del mutuo. Sotto gli occhi luccicanti delle donne di casa hanno fatto la loro ricomparsa berrettini, camiciole, abitini e soprattutto lenzuola. Queste ultime riportavano configurazioni laocoontiche di cerbiatti, coniglietti e sette nani, ricamati sulla seta con virtuosismo da barocco leccese. A vegliare sulla loro innocenza una Biancaneve modellata sulla madonna di un pittore senese del ‘300. Poi è stata la volta delle bavette ricoperte di lamine d’oro e delle copertine decorate con smalti di Limoges. Le posate intarsiate in madreperla, purtroppo, non si trovano più, ma forti sospetti gravano su mio fratello che, in quanto secondogenito, avrebbe tanti buoni motivi di rivalsa.
Le mamme erano solite mostrare il corredino in apposite ostensioni a parenti ed amiche che tutte ripetevano come in un mantra: “che fino, che fino” e poi, almeno nelle speranze del possessore delle sete, si suicidavano come samurai.
Ai nostri giorni, i giorni nostri brutali e senza estetica, popolati da centri commerciali e prodotti in serie, l’ormone non esercita più il suo potere sulla qualità, ma sulla quantità.

Tra regali e acquisti nonneschi Lorenzo può già contare su 12 tutine, 18 body, 15 bavette, 7 camicette della fortuna, innumerabili paia di calzini e scarpine, 8 cappellini di lana, due giacchette. Questo ovviamente solo per i tre giorni dell’ospedale.

Per il resto sono già nella cassettiera autocostruita vestiti di tutte le taglie per la stagione estiva ed invernale, salopette, jeans e magliette per quando sarà più grandicello e persino una felpa taglia 40 vinta qualche anno fa (un segno dall’etere?) da Laura al cruciverba di Natale di Radio Dee Jay.
Purtroppo dagli otto anni in su, al momento, il bambino è scoperto, ma in Sicilia siamo fatti così, non ci piace esagerare.

lunedì 19 ottobre 2009

Operetta immorale

La scimmia che interpretava Cita nei film di Tarzan con John Weissmuller negli anni '40 è ancora in vita. Dovrebbe spettarle di diritto un posto nel Guinness dei primati.

L'ho presa alla lontana per verificare quanti capiranno la battuta del Guinness e per dire che alcune volte, eventi nascosti dietro qualche cancello della memoria, si ripresentano al nostro cospetto. Basta che qualcuno ce li riaccompagni per mano.
A me è capitato con la mia compagna di classe Natalia che ho ritrovato grazie al portentoso Faccialibro. Mi ha ricordato che in terza media terminai un tema su Leopardi scrivendo che se non fosse stato ciò che è stato " probabilmente avremmo avuto un grande poeta in meno, ma un uomo felice in più".

Sono un dilettante in materia di felicità, ma qualche esame universitario superato in letteratura italiana e affini mi fanno guardare con tenerezza a quella ingenuità e a quel periodo ipotetico con cui congedai un tema nell'adolescenza (che è poi ontologicamente essa stessa un periodo ipotetico, ma questa è altra faccenda).

"Ma che concezione avevi della felicità a 14 anni?" mi ha chiesto Natalia. Era una buona domanda. In fondo quel "se" riportato alla memoria valeva anche un "sé".

Non ho investigato molto, anche perché credo che non avrei trovato molto di più dell'abituale spleen di ogni quattordicenne. Sul momento, quindi, non ho risposto.
Da qualche giorno, tuttavia, tra una visita ai negozi per la prima infanzia e una filastrocca indirizzata nei dintorni del pancione, mi ritrovo ogni tanto a fantasticare su quali profonde corde dell'animo avrebbe intonato i suoi versi Leopardi se avesse avuto un figlio.

giovedì 15 ottobre 2009

E se prima ero solo al corso preparto

La seconda lezione del corso preparto si caratterizza per una agitatissima nuova iscritta che porta con sé un'interessante novità: il marito.
Non più solo, trovo un altro motivo di perplessità. L'ostetrica parla dell'olio alle mandorle per massaggiare il corpo e a quanto pare le quasi mamme lo fanno da sé, senza che i mariti vengano (o pretendano di essere) coinvolti. O tempora o mores. Che per i non latinofoni vuol dire: Gesùgiuseppemaria che generazione!

Infine Laura si gioca con un'altra corsista la maglia nera per chi ha preso più peso. Con le scacce, la Coca Cola e i biscottini alla marmellata di ieri sera, però, ha messo una seria ipoteca sulla vittoria finale.

martedì 13 ottobre 2009

Parto o non parto?

Qualche settimana fa Laura mi ha confessato di aver visto in rete diversi filmati di parti e di esserne uscita emotivamente malconcia. Ho avuto la stessa reazione che, a parti invertite, sarebbe seguita ad una confessione sul possesso di qualche gigabyte di filmati porno. "Ma io non ti basto?" "Non sei contenta di come provo a rasserenarti? C'è anche un blog per questo"
Da quel giorno tra noi è rimasto qualcosa di irrisolto, in attesa di una sfida all'OK Corral domestico.
Per fortuna il dio che atterra e suscita, che affanna e che consola, ha imparato ad usare il telefonino e ieri pomeriggio alle 15 si è fatto vivo per dirimere la questione: "Comincia il corso preparto. Oggi alle 16".

E noi, visto che da quelle parti non sono per nulla fiduciosi nel domani, abbiamo colto l'attimo e ci siamo fiondati in ospedale. Il programma, in effetti, prevede la visione guidata di filmati del travaglio e della nascita, oltre ad altri argomenti molto interessanti sulla respirazione, la cura del neonato, l'allattamento etc.
A me sono rimasti solo due dubbi. Il primo: se ci sono 10 ragazze con la pancia che in tutta evidenza ospita un feto di almeno 25 settimane, da qualche parte ci devono essere anche 10 uomini corresponsabili dell'incremento demografico nazionale. E allora perché ero io l'unico papà presente? Perché farmi sentire come una vacca nella più impervia ciusa dell'altopiano ibleo senza nemmeno il riparo di un carrubo?

Il secondo: ma questo filmato sul parto io avrò voglia di vederlo o sarà meglio adottare la tattica del pan per focaccia confessando le mie frequentazioni video con questa o quella attricetta che non si fa problemi di inibizione? Non sono un santo, ma in fondo mi pare di aver letto da qualche parte che sono pur sempre il miglior marito degli ultimi 150 anni. O non funziona sempre così?

lunedì 12 ottobre 2009

Non lasciatevi influenzare

Mi piace molto la campagna informativa predisposta dal Ministero della Sanità per prevenire i casi di influenza A.
Sono contento soprattutto per il riconoscimento toccato a Topo Gigio. Finalmente un pupazzo con un minimo di credibilità alla sanità italiana. Credo sia stato premiato il lavoro di una vita e il fatto che Gigio, rispetto ad altri suoi simili più famosi e sicuramente raccomandati, ha sempre avuto la serietà di non indossare assurde scarpe gialle.
L'infulenza A è una normale influenza. Con buona pace della grancassa suonata dalla stampa in questi giorni come in passato avvenne per la mucca pazza e l'aviaria.
Arriva una conferma, quindi, alla nostra scelta di non vaccinarci per questa o altri tipi di influenza nonostante le raccomandazioni riguardanti le donne incinte. Nelle settimane scorse abbiamo chiesto pareri a medici ottenendone opinioni diversissime e prudenti. Abbiamo ascoltato le informazioni degli organi di informazione, ci siamo confrontati con colleghe di pancia (anche loro tutte titubanti), abbiamo riflettuto sugli interessi delle aziende farmaceutiche.
Non ci vaccineremo, insomma, perché abbiamo avuto il fondato sospetto che su questa faccenda dell'influenza aleggi lo spettro di una gestione (ma cosa vi dico mai?) all'italiana.

giovedì 8 ottobre 2009

Pizzini metafisici

Sul foglietto c'è scritto "Anatheóresis". Me lo allunga con un sorriso la signora Salvatrice, la brillante responsabile del nostro centro di ascolto. Lei non sa che ho fatto il classico e che tengo un blog, ma sa che aspetto un figlio. In pratica mi invita ad approfondire questa tecnica di regressione non ipnotica che consente di rivivere le esperienze del passato fino al momento del concepimento (qui per Valentina e per tutti coloro che desiderano saperne di più). Il suggerimento, nemmeno tanto implicito, è quello di considerare il nostro Puntointerrogativo un essere già capace di sviluppare emozioni e relazioni che lo accompagneranno nel resto della sua esistenza.

Dal punto di vista chimico la relazione è un'evidenza, visto che l'organismo materno reagisce con segnali ormonali prima che la donna sia consapevole della gravidanza. Ma ora che il piccolo si è manifestato in tutti i suoi sei mesi? E' possibile stabilire un contatto prenatale con lui?
Noi stiamo sperimentando un gioco elementare: quando Lorenzo si fa vivo con un calcetto all’interno del grembo, diamo un colpetto proprio dove abbiamo sentito spingere. Dopo qualche giorno, quando abbiamo provato a chiamare dando un colpetto al ventre di Laura è stato lui a rispondere con un calcetto. Abbiamo riso, anche se un po' commossi. Chissà che idea si è fatto di noi. Ed ho pensato per analogia all'alba che coglie stupefatti gli astronomi, alle ispirazioni degli artisti, alle gioie dei contemplativi, alla perdita di sé dopo l'amore. Chissà a quale richiamo misterioso rispondono, se c'è un foglietto da qualche parte con su scritta una parola difficile e se riusciremo mai almeno a sbirciarla.

mercoledì 7 ottobre 2009

Figuracce Panini

Mentre scansiono le diapositive scattate da mio padre nei primi anni '80, mi passa tra le mani una tenerissima mia immagine con la maglietta della Roma (non originale, ma a quei tempi non ci badava nessuno). Sulle spalle la mamma mi aveva cucito un numero 8 in pelle, perché quell'anno avevamo comprato un giocatore della cui scelta ancora oggi vado fiero: Toninho Cerezo. Lo scatto è decisamente avvenuto in atmosfera primaverile, ma indosso sotto la maglietta di lana dura un'ulteriore camicia pesante e l'immancabile canottiera.
Bastavano 5 minuti di Roma - Juve organizzata in undicesimi con mio fratello per far uscire nostra madre: "Basta giocare ché sudate!"
E certo che sudavamo, mamma, avevamo addosso più lana noi che un gregge di merinos.
Ricordarsene quando toccherà a Lorenzo di uscire a giocare a pallone.

lunedì 5 ottobre 2009

E uno e due e tre e quattro


Siamo una famiglia sportivamente nella media. Abbiamo, cioé, una cyclette in camera da letto e la usiamo quotidianamente come comodo reggiabiti. Due anni fa ho osato l'acquisto di uno stepper che nel giro di una settimana si è conformato all'ordine dell'universo casalingo trasformandosi in un costoso modello di poggia scarpe per signora. Insomma non sarà l'orinatoio di Duchamp, ma il nostro ready made domestico è comunque funzionale all'equilibrio ginnico della casa.
Almeno fino ad oggi, quando gli incipienti dolori alla schiena di Laura l'hanno convinta ad intraprendere (rullo di tamburi) la ginnastica della gravidanza. Io ho letto da qualche parte che il cuore di un uomo effettua circa 56 milioni di battiti in una vita e non avendo intenzione di sprecarne nemmeno uno in attività sportive, ho assunto il ruolo di coach e di preparatore atletico. Insomma una Jane Fonda, ma più magra.

Ho praparato il tappeto indiano appena acquistato all'equo e solidale, abbiamo indossato il pigiama con i buchi strategici (piccolo incoraggiamento agli amici che hanno in mente di sposarsi, almeno non potrete dire che non vi avevamo avvertiti), ho acceso l'incenso aromatico alla fragola e ho cominciato a leggere lo svolgimento degli esercizi tutti incentrati sull'armonia interiore e la consapevolezza di sé. Un quadretto per cui anche il più compassionevole degli yogi avrebbe implorato un'immediata reincarnazione in un lombrico. Al secondo esercizio, subito dopo l'invito a concentrare l'attenzione sul bambino e sui nostri bisogni interiori, abbiamo pensato che aveva sicuramente ragione l'estensore dell'esercizio e siamo saliti in cucina a friggerci quattro sofficini Findus. Come diceva Osho: il sorriso che c'è in te.

domenica 4 ottobre 2009

Merchandasing

Una quindicina di anni fa cominciarono ad andare di moda delle T- shirt che riportavano versi di poesie o di canzoni, aforismi e battute cinematografiche celebri. Ne regalai subito una alla mia fidanzata di allora, probabilmente per sembrare più interessante di quel che ero.
La fidanzata è diventata moglie e anche io, sulla lunga distanza, ho dimostrato di avere un certo fiuto ;-)

sabato 3 ottobre 2009

Al cuor non si comanda



Mi allontano quattro giorni e Lorenzo attua le sue rappresaglie contro l'abbandono. Al controllo ecocardiografico di oggi si è fatto trovare di spalle. Ci potete scommettere, avrà avuto anche il broncio. Nel frattempo Laura ha avuto la conferma di quello che sospettava da qualche giorno. Non si è girato solo di schiena, ma ora si trova pure a testa in giù. "Bene per lei e per il parto- ha detto il pediatra -ma non per me che devo farmi venire le vertigini per vedere il cuore" La visita è andata via così, senza che se ne sia capito molto, ma "per quel che si è visto tutto bene. Coi bambini bisogna accontentarsi." E anche coi genitori Lorenzo, anche coi genitori. Girati che stasera ti canto "L'ufficio in riva al mare", un piccolo capolavoro di Bruno Lauzi, con una tenerissima immagine di libertà e fiducia per il proprio figlio. Riparo così ad una imperdonabile dimenticanza dello scorso post, che purtroppo sembra riguardare anche la storia della musica d'autore italiana da cui Lauzi è scomparso senza i clamori che meritava.