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mercoledì 21 ottobre 2009

Corredino di Svevia

Ad un certo punto della gravidanza fa la sua comparsa un ormone misterioso, un corriere chimico ancora sconosciuto alla scienza ufficiale sulla cui esistenza, però, ogni papà può essere pronto a giurare. Qualcosa, infatti, mette inequivocabilmente in moto un meccanismo parossistico nelle appartenenti al sesso femminile della famiglia in attesa del primo figlio. Tutte si proiettano concentrate su un unico obiettivo: il corredino per il pupo.

In tempi passati la preparazione del corredino veniva affidato a donne smisuratamente vecchie dalle caratteristiche rigorosissime: erano tutte signorine, avevano studiato ricamo da severissime suore e abitavano in casupole che erano anche bottega artigianale, dove ti accoglievano al buio. Tanto per loro era lo stesso, in quanto pagavano il prezioso dono dell’abilità manuale a prezzo della cecità totale. Sacrificate al tombolo come le Vestali al tempio, i loro nomi, che le future nonne si passavano di generazione in generazione, venivano tramandati a fior di labbra, perché le altre mamme non lo sapessero.

Anche quando sono nato io è stato così. L’ho scoperto in questi giorni, perché allo scoccare del magico ormone, mia mamma ha riaperto una cassa che aveva tutta l'aria di essere stata trafugata dal corredo funerario di Costanza d’Aragona che si custodisce nella Cattedrale di Palermo. Conteneva, invece, il mio corredino ricamato a mano per cui la famiglia sta ancora pagando le rate del mutuo. Sotto gli occhi luccicanti delle donne di casa hanno fatto la loro ricomparsa berrettini, camiciole, abitini e soprattutto lenzuola. Queste ultime riportavano configurazioni laocoontiche di cerbiatti, coniglietti e sette nani, ricamati sulla seta con virtuosismo da barocco leccese. A vegliare sulla loro innocenza una Biancaneve modellata sulla madonna di un pittore senese del ‘300. Poi è stata la volta delle bavette ricoperte di lamine d’oro e delle copertine decorate con smalti di Limoges. Le posate intarsiate in madreperla, purtroppo, non si trovano più, ma forti sospetti gravano su mio fratello che, in quanto secondogenito, avrebbe tanti buoni motivi di rivalsa.
Le mamme erano solite mostrare il corredino in apposite ostensioni a parenti ed amiche che tutte ripetevano come in un mantra: “che fino, che fino” e poi, almeno nelle speranze del possessore delle sete, si suicidavano come samurai.
Ai nostri giorni, i giorni nostri brutali e senza estetica, popolati da centri commerciali e prodotti in serie, l’ormone non esercita più il suo potere sulla qualità, ma sulla quantità.

Tra regali e acquisti nonneschi Lorenzo può già contare su 12 tutine, 18 body, 15 bavette, 7 camicette della fortuna, innumerabili paia di calzini e scarpine, 8 cappellini di lana, due giacchette. Questo ovviamente solo per i tre giorni dell’ospedale.

Per il resto sono già nella cassettiera autocostruita vestiti di tutte le taglie per la stagione estiva ed invernale, salopette, jeans e magliette per quando sarà più grandicello e persino una felpa taglia 40 vinta qualche anno fa (un segno dall’etere?) da Laura al cruciverba di Natale di Radio Dee Jay.
Purtroppo dagli otto anni in su, al momento, il bambino è scoperto, ma in Sicilia siamo fatti così, non ci piace esagerare.

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