
Il pargoletto, infatti, si produce in un perfetto "nonno Pippo" e in un più vago "nonna Gigia" che è stato comunque generosamente omologato in nonna Lidia. Neanche a dirlo la performance gli è valsa la nomina ad erede universale di un patrimonio inestimabile di albi a fumetti e spartiti per canti liturguci.
Coi miei suoceri, invece, è rimasto a nonno e nonna, senza nomi propri. Certo, Pippo e Lidia sono molto più facili da pronunciare rispetto ad Erasmo e Nuccia, ma noi stiamo ugualmente cercando di nascondere questa disparità di trattamento tra avi.
Gli esclusi, poverini, potrebbero rimanerci male. E mentre procediamo con i corsi accelerati di Erasmo e Nuccia, evitiamo ogni possibile occasione di incontro tra consuoceri. Sarebbe uno di quei casi in cui viene fuori il Decoubertinismo dei vincitori: un senso di superiorità d'affetti che si esprime con sorrisi compassionevoli e pacche sulle spalle e che raggiunge lo zenit nella frase: " che volete farci, sono bambini".
E anche io e Laura lo abbiamo imparato che sono bambini, soprattutto quando hanno superato i 60 anni.